logo Integrazione Scolastica    

“L'insegnante di sostegno specializzato: realtà e prospettive”

Sintesi relazione di Nicola Quirico, docente, presidente nazionale FADIS.
1° convegno nazionale ARISM – FADIS
Disabilita': dall'integrazione scolastica all'inserimento lavorativo
Ancona, 9 marzo 2002


“L'insegnante di sostegno specializzato: realtà e prospettive”

Il mio intervento riprende il titolo che trovate nel programma del convegno, “l’insegnante di sostegno specializzato: realtà e prospettive”. Il tema è volutamente quello degli insegnanti di sostegno in quanto presidente di un’associazione d'insegnanti di sostegno specializzati. Ritengo doveroso riportare il dibattito e il confronto su quest'importante figura. L’insegnante di sostegno è un attore, forse è stato anche il motore per diversi anni, in molte scuole, del processo d'integrazione scolastica, ma è solo una delle tante figure che contribuiscono a questo processo. Mi auspico che questo sia un concetto ormai acquisito ma che vale sempre la pena ripetere e ricordare.
La F.A.D.I.S. in questi anni si è occupata di molti aspetti che possono contribuire a promuovere la qualità dell’integrazione, ma in particolare ci sono due problemi fondamentali sui mi vorrei soffermare: gli organici e la formazione dei docenti (mi riferisco alla formazione iniziale ed in servizio per tutti i docenti sulle tematiche dell’integrazione scolastica ed alla formazione specifica per gli insegnanti di sostegno specializzati);

Organici del personale docente

La determinazione degli organici del personale scolastico è un nodo cruciale della qualità dell’integrazione scolastica e in questi ultimi anni è stata affrontata dalle leggi finanziarie, non secondo una ricerca della qualità dell’integrazione scolastica, ma solo in relazione alle disponibilità economiche del momento. Negli anni settanta, quando iniziò la progressiva chiusura delle scuole speciali e furono attuate le prime sperimentazioni d'integrazione nelle classi comuni degli allievi in situazione di handicap, l’organico dei docenti di sostegno era attribuito con un rapporto di 1 a 6, cioè un insegnante di sostegno ogni sei alunni con handicap. Ben presto ci si rese conto non era un rapporto adeguato a rispondere alle necessità delle scuole che sperimentavano l’integrazione. Progressivamente si è arrivati al rapporto 1 a 4, quindi un insegnante di sostegno specializzato ogni quattro allievi in situazione di handicap, prevedendo la possibilità di deroghe per i casi più gravi. Con la legge 449 del 27 dicembre 1997, il numero dei docenti di sostegno è stato individuato attraverso l’introduzione di un nuovo parametro: un insegnante di sostegno ogni 138 alunni iscritti nelle due scuole di ogni ordine e grado.
Per anni, come FADIS, abbiamo richiesto un’ulteriore modifica e un avvicinamento di questo parametro al rapporto1-100. Purtroppo non è stato concesso. La nuova legge finanziaria del 2002, cancella solo formalmente il rapporto 1-138. In realtà la tabella “E” allegata alla C. M. n. 16 del 19 febbraio 2002 riporta i dati per gli organici di sostegno per l’anno scolastico 2002/03, ricalcando in buona parte quelli che erano i parametri dell’anno scolastico 2001/2002 attribuendo ancora una volta i posti di sostegno in base al rapporto 1-138.

Il problema quindi, sarà il divario tra organico di diritto e organico di fatto che si registrerà dal momento in cui si avrà la certezza del numero di alunni in situazione di handicap iscritti per l’anno 2002/2003 che secondo i dati forniti dalla FISH (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) dovrebbero essere 136.000, a fronte di una previsione di un numero di docenti pari a 57.000 unità, come si vede un rapporto decisamente inferiore a 1: 2 auspicato dalla FADIS.
In queste settimane si sono registrate molte prese di posizione da parte di Associazioni di genitori, stimolate dalla FISH, affinché sollecitino i Dirigenti Scolastici a difendere gli organici dei docenti, nei confronti dei Direttori Regionali che ora hanno competenza in materia, perché si eviti di ridurre ulteriormente le risorse destinate al sostegno.

E’ molto importante che ci sia una difesa, anche sul territorio, del mantenimento dell’organico del personale di sostegno impegnato classi frequentate da alunni in situazione di handicap. La presenza sul territorio di associazioni sia di famiglie sia di docenti di sostegno specializzati può determinare una maggiore attenzione, da parte delle istituzioni a queste problematiche. Un altro aspetto importante, legato alle problematiche della determinazione degli organici del personale docente, riguarda il parametro utilizzato per stabilire il numero di alunni per classe, quando c’è la presenza di un alunno in situazione di handicap. Se si vuole realizzare un’integrazione scolastica di qualità, non si può tollerare che siano costituite classi troppo numerose e con la presenza di 4 – 5 alunni in situazione di handicap come purtroppo è stato segnalato in alcune scuole superiori ad indirizzo professionale.

Formazione del personale docente

Un altro nodo strutturale fondamentale per la ricerca della qualità è la formazione del personale scolastico ed in particolare dei docenti curricolari e dei docenti di sostegno specializzati per l’integrazione scolastica. E’ importantissimo che si formino nuovi docenti di sostegno, ma è altrettanto importante che vi sia un’adeguata formazione rivolta a tutti i docenti su come affrontare nelle classi comuni le problematiche dell’handicap. Una formazione specifica che non può essere tralasciata o trascurata anche per dirigenti scolastici. Dirigenti che hanno ottenuto questa qualifica attraverso con un corso di circa 400 ore, in cui non erano previste ore specifiche obbligatorie sulle tematiche riguardanti l’integrazione scolastica.

Analizziamo l’evoluzione caotica delle norme che hanno segnato la formazione dei docenti di sostegno in questi ultimi anni. L’iter formativo per creare figure di docenti specializzati era stato codificato come fenomeno di massa dal D.P.R. 970 del 1975 attraverso una formazione rivolta al personale docente interessato, di ogni ordine e grado di scuola. Tale percorso, seppur con alcuni difetti ed alcuni limiti nella sua attuazione, è riuscito a formare molte delle persone, che in questi trent’anni di integrazione scolastica, hanno dato un contributo fondamentale al profondo cambiamento del nostro sistema scolastico. Purtroppo dal 1997 con l’introduzione dei corsi intensivi, per il personale di ruolo, soprannumerario, si è passati alla cancellazione di un punto fermo, il DPR 970/75, per considerare adeguati anche, processi formativi che con sole 400 ore consentivano la riconversione di questo personale in insegnanti specializzati per il sostegno.
Successivamente si è tornati in via transitoria con il D.I. 460/98 alla formazione biennale, modificata e demandata alle Università; da più parti è stato sottolineato che si è trattato di una riapertura disordinata e caotica e non sono mancate forme di speculazione nei confronti degli aspiranti al titolo di specializzazione.

Un’ultima considerazione che non riguarda direttamente la qualità della formazione, che rimane sempre un indispensabile supporto per tutti gli operatori della scuola, è legata alla precarietà della condizione e del ruolo dell’insegnante di sostegno, una situazione di scarsa tutela, che spesso diventa tragica per chi si trova a fare il supplente, per tanti anni senza riuscire a dare uno sbocco positivo alla propria situazione lavorativa.
La necessità di stabilizzare il personale precario non è solo un fatto fine a se stesso, ma rappresenta l’unico modo in cui si può tentare di garantire una certa continuità educativa e didattica agli alunni in situazione di handicap.

Per concludere vorrei ricordare che la FADIS è stata da sempre favorevole all'istituzione di una classe di concorso per i docenti di sostegno; anche se sappiamo che non sono in molti a condividere questa posizione. Il futuro professionale del docente di sostegno specializzato è legato all’istituzione di una classe di concorso specifica in quanto non vorremmo più essere trattati come docenti iper-specializzati, ma con poca dignità professionale e molta ambiguità rispetto alla nostra collocazione tra il personale docente della scuola.