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Infanzia e adolescenza in difficoltà: si possono unire le forze verso un welfare di comunità?

Pubblichiamo l'intervento sulla scuola e l'integrazione scolastica curato da Susi Bagni, docente di sostegno e componente del direttivo FADIS, nell'ambito della conferenza promosso dal PD dedicata al welfare di comunità. La conferenza si è tenuta a Bologna il 23 febbraio 2013 presso la "sala Falcone Borsellino" del Quartiere Reno.
Infanzia e adolescenza in difficoltà: si possono unire le forze verso un welfare di comunità?

"Sala Falcone Borsellino" Quartiere Reno, Bologna, 20 febbraio 2013.

Intervento sulla scuola e l'integrazione scolastica a cura di Susi Bagni insegnante di sostegno specializzata e componente del direttivo FADIS (Federazione Associazioni di Docenti per l’Integrazione Scolastica).

Un po’ di storia:

• La scuola dell’obbligo in Italia viene introdotta nel 1928 e lì, alunne e alunni ciechi e sordomuti (così venivano definiti) erano da considerarsi particolari e che quindi avevano la possibilità di permanere nella scuola sino al 18° anno d’età.

• Nel 1962 viene istituita la scuola media unica dove abbiamo l’istituzione delle classi normali e di quelle speciali. Gli alunni bisognosi di aiuto potevano passare dalle classi normali a quelle speciali e poi , eventualmente, viceversa. Ma la statistica non ci aiuta a capire quanti alunni dalle classi speciali sono poi tornati alle classi normali. Vorrei che faceste mente locale sulla parola “normali”.

• Nel 1967 viene emanato il “Regolamento di medicina scolastica” dove si dà la facoltà al preside di chiedere l’intervento del medico scolastico nel caso un alunno presentasse problemi nel seguire la normale attività scolastica e, lo stesso medico, era colui che aveva l’autorità di suggerire gli interventi a sostegno del ragazzo. Vorrei che faceste mente locale sul fatto che il medico, e non l’insegnante, aveva titolo a suggerire gli interventi in ambito scolastico.

• Nel 1977 la legge 517 elimina le classi speciali . E' consentito a tutti gli alunni in situazione di handicap hanno diritto di accedere alle scuole elementari e alle scuole medie inferiori. Inoltre si è tentato di attivare gli strumenti necessari per adempiere a tale obbligo: insegnanti di sostegno specializzati, numeri di alunni per classe non superiore a venti, interventi specialistici dello Stato e degli Enti Locali. Vorrei che faceste mente locale che si parla di integrazione e di insegnante di sostegno specializzato.

• Nel 1987 la Corte Costituzionale, con una storica sentenza, ammette il diritto degli alunni con handicap di frequentare la scuola secondaria di secondo grado perché la persona possa inserirsi nel mondo del lavoro come in quello della scuola. Vorrei che faceste mente locale sul concetto di diritto a frequentare.

• Nel 1992 il parlamento italiano vara una delle leggi più all’avanguardia:la 104. Qui vengono indicati i principi fondanti di una cultura che in Italia si è creata negli anni: quella dell’integrazione. Vediamone i punti salienti per il fuoco che vorrei trattare stasera:

E' garantito il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.

L'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all'handicap.

All'individuazione dell'alunno come persona handicappata ed all'acquisizione della documentazione risultante dalla diagnosi funzionale, fa seguito un profilo dinamico-funzionale ai fini della formulazione di un piano educativo individualizzato, alla cui definizione provvedono congiuntamente, con la collaborazione dei genitori della persona handicappata, gli operatori delle unità sanitarie locali e, per ciascun grado di scuola, personale insegnante specializzato della scuola, con la partecipazione dell'insegnante operatore psico-pedagogico.

L'integrazione scolastica della persona handicappata nelle sezioni e nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado e nelle università si realizza, anche attraverso:
la programmazione coordinata dei servizi scolastici con quelli sanitari, socio-assistenziali, culturali, ricreativi, sportivi e con altre attività sul territorio gestite da enti pubbici o privati. A tale scopo gli enti locali, gli organi scolastici e le unità sanitarie locali, nell'ambito delle rispettive competenze, stipulano gli accordi di programma.


Vorrei che faceste mente locale sul fatto che vari attori hanno l’obbligo di contribuire al successo dell’integrazione scolastica, ma ognuno di questi ha il proprio ruolo.

Nelle scuole di ogni ordine e grado, sono garantite attività di sostegno mediante l'assegnazione di docenti specializzati.

Gli insegnanti di sostegno assumono la contitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, partecipano alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di interclasse, dei consigli di classe e dei collegi dei docenti.


L’insegnante di sostegno,essendo prima di tutto un insegnante, si occupa di educazione, di didattica, di formazione. Deve, per svolgere il proprio ruolo, far parte degli organi collegiali (collegio dei docenti, consiglio di classe).

Il fatto che sia scritto nella legge che ci sia contitolarità sulla classe porta con sé un principio per nulla scontato: la formazione, l’educazione e la didattica sono aspetti professionali tipici dell’insegnante e non del medico o dell’assistente sociale.

Le alunne e gli alunni disabili hanno il diritto di apprendere in un ambiente nel quale ognuno svolga il proprio ruolo con la propria professionalità.

E’ di pochi giorni fa l’affermazione, a parer mio piuttosto grave, del presidente del Consiglio uscente Monti, che prevederebbe che gli studenti disabili avessero una loro collocazione “tecnica” all’interno del Ministero del Welfare e non più in quello dell’istruzione.

Per anni si è cercato di sottrarre culturalmente il “pallino” dell’integrazione scolastica all’aspetto sanitario (ricordiamo il “Regolamento di medicina scolastica” dove era il medico che suggeriva gli interventi educativi e didattici; ricordiamo la battaglia per la valutazione della disabilità e della sua gravità non sulla base dell’ICD10 ma su quella dell’ICF), ma di riportarlo dentro all’istruzione.

Lo spostamento di tutto sul welfare, ci ricorda un aspetto “assistenzialistico” ottocentesco.
Quindi le norme di riferimento, i fondi, l’organizzazione dell’attività dell’integrazione, tutto dentro la scuola, ma con una governance esterna!

Come se, anche oggi, a rendere difficile l’integrazione scolastica non bastassero aspetti quali

• Il continuo taglio alle risorse umane della scuola. Cioè meno insegnanti, meno collaboratori scolastici, meno assistenti amministrativi. Quando ci sono pochi adulti che devono occuparsi di molti alunni, quelli più in difficoltà, che oltretutto rappresentano una minoranza, vengono ovviamente ad essere i più penalizzati;

• Il continuo aumento del numero di alunni per classe;

• Il continuare a lasciare precari moltissimi docenti, non assicurando continuità didattica, neppure all’interno dello stesso anno scolastico. Se in questo caso qualcuno ha voglia di obiettare che il concorso attualmente in atto serve proprio a risolvere questo problema, sarò molto felice di entrare nel merito per un confronto;

• La formazione iniziale dei docenti (e non solo quelli di sostegno) sul tema delicatissimo dell’integrazione scolastica che di fatto stenta a decollare;

• La formazione di tutti i docenti sul tema dell’integrazione scolastica;

il non riconoscimento di fatto ai docenti di sostegno di avere una specifica professionalità (manca di fatto, come per gli altri docenti, la classe di concorso specifica). Questa non è un rivendicazione settoriale di categoria, è un aspetto culturale: dare pari dignità all’insegnante di sostegno rispetto agli altri insegnanti significa dare pari dignità anche allo studente disabile rispetto ai suoi compagni, significa togliere la delega all’insegnante di sostegno rispetto all’integrazione scolastica e riportare il fatto che lo studente disabile è studente di tutti i docenti, significa considerare l’integrazione scolastica come oggetto del diritto della repubblica e non un fatto transitorio. La classe di concorso è una proposta della FADIS che nasce da un ampio confronto tra i docenti più attenti e sensibili ai valori dell'integrazione scolastica. In favore della classe di concorso era stato avviato dalla FADIS un iter legislativo politicamente trasversale poi insabbiatosi tra le tante proposte di legge che vengono presentate in Parlamento e che non hanno la forza politica di essere sostenute da una classe politica che creda nella professionalità dei docenti di sostegno e nella qualità dell'integrazione.

Questi sono i nodi più urgenti da sciogliere:

• investimenti: in risorse umane, in formazione, in strutture adeguate;

• organizzazione: abbattimento del precariato, classe di concorso per i docenti di sostegno
Ma a questi aspetti, la cui responsabilità sta in capo al governo del paese e al parlamento, ce ne sono molti altri legati a singole situazioni locali che devono essere affrontate e che sono altrettanti nodi che distruggono l’integrazione scolastica.

Occorre un lavoro che offra speranze e opportunità di sviluppo in questo momento difficile per tutti e in particolare per gli studenti più a rischio di emarginazione dal sistema scolastico, lavorativo, sociale.

Credo che sia il caso di cominciare veramente (e non solo in momenti di dibattito culturale, di campagna elettorale, di forum o quant’altro) a considerare le persone con disabilità come persone innanzitutto, come potenziali risorse sulle quali investire (anche non troppo, ma bene), come soggetti culturalmente ed economicamente rilevanti (non in senso negativo).

Se, come dicono in molti, bisogna investire sull’istruzione per provare a ridare sviluppo a questa nostra Italia, non lo si fa giocando a spostare fuori dall’istruzione il sostegno alle studentesse e agli studenti con disabilità, solo per un mero calcolo economico, così da liberare risorse nella scuola e dimostrare che ci si è investito.

Cerchiamo di essere seri, professionali e non scherziamo sulle vite altrui come se fossero numeri di bilancio.

Nell'ambito della manifestazione, promossa dal Partito Democratico, sono intervenuti: politici, rappresentanti dei Comuni, dirigenti AUSL e rappresentanti di associazioni di genitori e di docenti.