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FADIS: La qualità dell’integrazione scolastica e la definizione di un nuovo ruolo dell’insegnante di sostegno specializzato

Riflessioni e proposte della FADIS Federazione Associazioni di Docenti per l’Integrazione Scolastica per promuovere “la qualità dell’integrazione scolastica e la definizione di un nuovo ruolo dell’insegnante di sostegno specializzato”
FADIS - Federazione Associazioni di Docenti per l'Integrazione Scolastica

Premessa

Attualmente l’Italia è l’unico paese in Europa che prevede l’integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap nelle sezioni e nelle classi di ogni ordine e grado. Un percorso trentennale che ha profondamente inciso sul sistema scolastico nazionale e che ha visto affermarsi la figura del docente di sostegno specializzato per l’integrazione scolastica.
Secondo quanto previsto dalla Legge 104/92 l’attività dell’insegnante di sostegno specializzato è rivolta alla classe nella quale è iscritto/a l’alunno/a in situazione di handicap. Insieme agli altri docenti della classe identifica i bisogni educativi speciali dell’alunno e attraverso il gruppo operativo propone e costruisce il piano educativo individualizzato dell’alunno/a. Il docente di sostegno specializzato ha anche il ruolo di facilitatore della comunicazione e della relazione tra docenti, alunno in situazione di handicap, alunni della classe e altri soggetti che interagiscono nel processo di integrazione: famiglia, personale ASL, educatori, mediatori, assistenti all’autonomia e alla comunicazione, tutor della formazione professionale. L’insegnante di sostegno (L.104/92), oltre ad assumere la contitolarità delle sezione e delle classi in cui opera, partecipa alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di interclasse, dei consigli di classe e dei collegi dei docenti (proprio perché è un docente e non una figura esterna alla scuola come il personale educativo fornito dagli Enti Locali: educatori).
Da quanto emerge dal quadro normativo è evidente che l’integrazione scolastica non vede come unico attore (e neppure come protagonista assoluto) l’insegnante di sostegno. L’integrazione scolastica degli alunni/e disabili è un percorso che coinvolge tutti, in particolare tutti i docenti per primi. Per questo motivo riteniamo che la formazione sui temi della disabilità, delle metodologie didattiche dei criteri di valutazione, sulla normativa relativi all’integrazione scolastica debba essere rivolta a tutti i docenti. Ognuno poi, secondo il proprio ruolo, contribuirà al successo dell’integrazione scolastica.

Rileviamo che in questi ultimi anni il dibattito relativo alla definizione di un nuovo ruolo del docente di sostegno specializzato ha fatto emergere in diversi ambiti posizioni e prospettive molte diverse e talvolta contraddittorie tra di loro. Infatti si passa da chi sostiene un’ipotesi di rafforzamento del ruolo di questo docente per una sua stabilizzazione sempre più permanente e specialistica in questa professionalità a chi prevede un suo superamento in favore di una professionalità diffusa, ma mai attuata, tra tutto il corpo docente sulle tematiche dell’integrazione.

Come FADIS attraverso una lunga e attenta analisi della realtà che ci offre la nostra esperienza quotidiana di associazioni di docenti impegnati nella ricerca della qualità dell’integrazione scolastica abbiamo individuato alcune criticità del sistema scolastico e maturato alcune proposte di superamento delle stesse che ora andiamo ad illustravi.

Tra le criticità quella che ricorre più frequentemente è il tema della continuità didattica che rimane sicuramente una delle costanti nel dibattito sul funzionamento, sull’organizzazione e sulla qualità della scuola italiana. Per quanto riguarda l’aspetto più specifico dei docenti di sostegno questo tema si fa sicuramente scottante in quanto una gran parte dei docenti di sostegno sono precari (con punte sino al 50%). Secondo la FADIS la risoluzione a questo problema però non può essere quella di innalzare il vincolo della permanenza sul ruolo di sostegno per 10 anni. Attualmente la normativa vigente prevede che, dal momento del servizio in ruolo sul sostegno, il docente non può ottenere lo spostamento in altro ruolo per almeno 5 anni, cioè per cinque anni deve fare l’insegnante di sostegno.
Pertanto l’innalzamento a 10 anni di permanenza non risolverebbe affatto il problema della continuità in quanto applicabile soltanto ai docenti già di ruolo e non ai supplenti che, come abbiamo visto, rappresenta una gran parte degli insegnanti che svolgono questa professione. L’innalzamento a 10 anni obbligatorio inoltre, aumenta in maniera considerevole il rischio del burnout. E’ provato che le persone che svolgono professioni di aiuto (tra le quali appunto è annoverata quella dell’insegnante di sostegno) sono molto più soggette a burnout. Un docente che si trovasse in questa situazione non sarebbe certo più un aiuto (venendo meno la motivazione) e non crediamo sia nell’interesse delle famiglie avere un insegnante non più in grado di svolgere adeguatamente il proprio lavoro.
Punto di qualità della scuola italiana sarebbe, invece, la possibilità per un docente di fare l’esperienza come docente di sostegno e utilizzarla poi come docente di classe o viceversa. Rivestire ruoli diversi arricchisce le competenze di un docente, non lo impoverisce.

Altro tema scottante è quello dell’incentivazione economica. Così come la formazione anche l’incentivazione dovrebbe essere un tema strutturale fondamentale che andrebbe trattato nel suo complesso e riconosciuto a tutti i docenti che operano per l’integrazione scolastica dopo una adeguata documentazione delle attività svolte. Quello che va riconosciuto ai docenti di sostegno specializzati è comunque la pari dignità rispetto agli altri docenti della scuola con percorsi lavorativi flessibili in ingresso e in uscita e un riconoscimento professionale che manca da sempre e che è l’appartenenza ad una classe di concorso specifica. Onde evitare fraintendimenti, sarà opportuno precisare subito che la classe di concorso non deve diventare una sorta di stabilizzazione permanente del personale di sostegno su questo insegnamento, ma l’ingresso e l’uscita del docente di sostegno dalla classe di concorso deve essere regolamentato con norme precise che ne consentano una corretta gestione.

Premesso questo, quattro potrebbero essere le proposte della FADIS in favore della qualità dell’integrazione scolastica e per la definizione di uno ruolo del docente di sostegno specializzato:

Misure di razionalizzazione in materia di organizzazione scolastica

Tra le misure di razionalizzazione dell’organizzazione scolastica che non comportano oneri aggiuntivi allo Stato c’è la necessità di modificare l’assegnazione dei docenti di sostegno specializzati nella scuola secondaria superiore attraverso l’assegnazione della titolarità direttamente alla istituzione scolastica di servizio così come avviene per tutti gli altri ordini di scuola e non più in ambito provinciale (D.O.S.).

Organici personale della scuola

Secondo la FADIS è necessario prevedere l’individuazione della dotazione organica di insegnanti di sostegno specializzati (organico di diritto) per l’integrazione scolastica di alunni con disabilità nella misura di un insegnante ogni due alunni certificati in ogni ordine di scuola. Considerata la complessità dei bisogni educativi speciali che taluni alunni con disabilità possono avere è necessario ripristinare la possibilità di istituire posti in deroga come strumento residuale, da adottare in poche situazione che potrebbero essere vagliate veramente con attenzione da parte degli organi preposti alla definizione degli organici.

Istituzione di una classe di concorso

Dare spessore al percorso di integrazione scolastica svolto in questi trent’anni, spostarlo su di un piano strutturale e non più sperimentale, prendendo atto che la scelta di assegnare l’insegnante di sostegno alla classe nella quale si trova anche una persona con certificazione ha un senso preciso e fondamentale nel processo di integrazione. Riconoscere la professionalità del docente specializzato che, oltre ad essere per formazione un insegnante ha in più una specializzazione. Dare continuità al processo di integrazione. Istituire quindi la classe di concorso per docenti di sostegno con regole chiare e ferme per l’accesso, in modo che solo coloro in possesso di una specializzazione possano accedervi, e far sì che il ruolo svolto sia effettivamente affidato a persone che possiedano una formazione specifica e non siano frutto di riciclaggi per situazioni di perdita del posto. A chi verrebbe in mente di affidare l’insegnamento della Lingua Italiana in una Scuola media ad un docente di Matematica perdente posto? Crediamo che nessuna persona dotata di buon senso proporrebbe tale ipotesi, senza contare il fatto che lo strumento tecnico “classe di concorso” garantisce l’accesso agli insegnamenti solo a coloro che ne possiedano la formazione necessaria.
Purtroppo in questi anni abbiamo assistito ad utilizzazioni sul sostegno di persone che non ne avevano assolutamente la competenza e la motivazione, con la successiva ricaduta negativa su persone che non necessitano di altre difficoltà.

Formazione del personale scolastico per l’integrazione scolastica

Formare in modo significativo i docenti di tutte le discipline intervenendo sia nella formazione iniziale che in quella in itinere. Uniformare il percorso formativo iniziale dei docenti di sostegno evitando il ricorso a strutture organizzative (contenuti e monte ore) degli insegnamenti sempre diverse, per garantire a ciascun docente di possedere la formazione necessaria per svolgere la propria attività, garantendo così anche il diritto allo studio delle persone con deficit. E’ pertanto fondamentale mantenere nella formazione dei docenti di sostegno specializzati un percorso polivalente che preveda al suo interno il possesso di competenze certificate per tutte le minorazioni così come è stato previsto in passato per coloro che acquisivano il diploma previsto dal DPR 970/75.
E’ altresì fondamentale che la revisione della normativa che disciplina la formazione iniziale dei docenti di sostegno debba finalmente definire in maniera chiara e puntuale il riconoscimento del diploma di specializzazione polivalente ex DPR 970/75 per tutte le operazione legate alla mobilità (trasferimenti, utilizzazioni, passaggi di ruolo) e alla carriera (concorso dirigenti scolastici, concorso supervisori tirocinio) del personale docente interessato.

A questo proposito lo scorso anno è stata attivata dalla FADIS una petizione online, che ha raccolto 1226 adesioni. La richiesta di riconoscimento del diploma polivalente è stata trasmessa nel gennaio 2009 al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca On. Maria Stella Gelmini e successivamente presentata alla Consulta delle Associazioni riunitasi a Roma lo scorso 5 maggio.

A conclusione di questi brevi riflessioni e proposte vogliamo ribadire che l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità è una grande ricchezza perché costringe a sviluppare e a affinare prassi didattiche o comunque delle “attenzioni” che influiscono positivamente sulla classe e sulla scuola in generale.
Laddove c’è buona integrazione facilmente c’è una scuola di qualità.