superabile.it "Una scuola a tre velocità"
E' sempre più vicino l'inizio del nuovo anno scolastico e ancora all'orizzonte si prospettano nuvole nere per gli insegnanti di sostegno e gli alunni disabili delle scuole dell'obbligo. Sono molte le realtà italiane a rischio. Le situazioni più spinose e i tanti problemi da risolvere sono l'argomento dell'intervista a Nicola Quirico, presidente della FADIS a cura di Barbara Favoron della redazione del portale INAIL Superabile.FERRARA - E' iniziato il conto alla rovescia per l'assegnazione degli insegnanti di sostegno nelle scuole dell'obbligo. All'orizzonte non sono attese sorprese particolari, bisognerà attendere fino a settembre per avere una visione completa della situazione. Ne è convinto Nicola Quirico, presidente della FADIS - Federazione Associazioni Docenti per l'Integrazione Scolastica - secondo cui il problema sta, come spesso accade, nei finanziamenti. «I vincoli finanziari - spiega Quirico - consentiranno pochi aggiustamenti: va detto però che in alcune scuole l'integrazione è diventata una normale amministrazione, in altre la voce non è nemmeno in bilancio e non si prevedono cambiamenti». Certo è che, secondo Quirico, i segnali sono allarmanti, anche se il problema non è generalizzato e le situazioni vanno esaminate singolarmente.
Ma la normativa attuale lascia spazi per intervenire?
«Direi di sì, ma una volta assodato questo bisogna esaminare le situazioni una per una e verificare se c'è l'applicabilità della norma e, soprattutto, se ci sono le risorse economiche per farlo».
Come si pone la Federazione degli insegnanti di sostegno?
«La FADIS ha reso noto la sua posizione in occasione della finanziaria dell'anno scorso. Discuterne ora è relativamente inutile: facendo un esempio malauguratamente adatto in questo periodo, l'emergenza idrica non si risolve a luglio. Lo stesso accade nella scuola: si cerca di tamponare le falle qua e là, risicando posti di sostegno in più e con un occhio molto attento al contenimento del numero degli allievi per classe».
Quali sono le condizioni ottimali?
«Lo sosteniamo dal 1998, quando siamo nati: venti alunni per classe è il numero ottimale per ottenere percorsi scolastici di qualità. Per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno ce ne deve essere uno ogni due alunni in situazione di handicap, eventualmente uno ogni tre dove la disabilità può essere ridotta o dove si pratica la qualità dell'integrazione. Come si può immaginare facendo un po' di conti siamo ben lontani dal rapporto di uno a 138 previsto dalla Finanziaria di quest'anno, che formalmente lo elimina, legittimandolo però nella prassi».
E i docenti precari?
«È un problema piuttosto complesso: in Italia c'è un numero eccessivo di docenti senza cattedra, e la percentuale di questi in servizio sul sostegno è davvero elevata».
In questi mesi voi avete avuto dei confronti su questi temi con i vostri referenti istituzionali, con il Ministero?
«Sì, ma con risultati assolutamente insoddisfacenti. L'integrazione rimane ancora una questione di facciata: finora non è mai stata smentita, parleranno i fatti. C'è da aggiungere però che negli anni abbiamo poco apprezzato poco l'operato dei predecessori della Moratti, mentre sulla gestione di questo Ministero non ci pronunciamo ancora. Restiamo in attesa.».
La Fadis fa parte dell'Osservatorio sull'integrazione scolastica istituito dal MIUR, il ministero dell'Istruzione?
«Siamo parte attiva dell'Osservatorio, anzi abbiamo presentato un documento in cui individuiamo alcuni punti basilari per l'integrazione. Su tutti la formazione obbligatoria per tutti gli insegnanti e l'individuazione di classi di concorso per docenti di sostegno specializzati».
La scarsa preparazione degli insegnanti è spesso alla base delle proteste dei genitori
«Si tratta di un vero e proprio nodo strutturale: il numero degli insegnanti di sostegno da sempre varia sulla base delle situazioni strutturali, cioè dell'esigenza degli alunni disabili, il cui numero non è sempre uguale. Perciò la qualità della formazione è progressivamente decaduta: non ha senso formare i docenti in serie, con corsi veloci la cui efficacia non è stata ancora verificata. Urge ripensare la formazione degli insegnanti di sostegno, la cui preparazione deve essere di qualità: sennò integrazione è destinata a fallire».
La situazione è alquanto intricata, e non è una novità. Da dove iniziare per semplificarla, a vantaggio degli alunni disabili e delle loro famiglie, senza perdere di vista il sistema complessivo?
«A livello nazionale servono atti normativi che offrano anche coperture finanziarie adeguate. A livello locale serve un confronto continuo con le famiglie, con le Asl e gli enti locali. Le risorse, forse, non mancano: si tratta di gestirle al meglio e organizzarle».
È possibile fare una specie di 'carta geografica' dell'integrazione?
«Abbiamo a che fare con un'Italia almeno a tre velocità: ci sono zone in cui l'integrazione scolastica non è mai stata verificata e valutata, tenendo conto dei parametri essenziali: il numero di alunni per classe proporzionato all'orario degli insegnanti di sostegno».
Come si ripercuotono sull'integrazione le riforme degli ultimi anni?
«È una situazione che si protrae da anni e porta inevitabilmente a conflitti, che non sempre hanno al loro centro l'integrazione, che però non può essere una funzione 'aggiuntiva' della scuola. La Riforma Moratti non è ancora legge, vedremo ciò che accadrà».
Ma basta avere buone leggi?
«L'Italia si è sempre distinta in questo campo, diventando un esempio prezioso a livello europeo: ma le novità legislative devono, soprattutto, essere finanziate e attuate. Non bastano le dichiarazioni di principio».
Ci sono situazioni più a rischio di altre?
«Come FADIS conosciamo meglio la scuola secondaria superiore: posso dire che è assolutamente necessaria una riqualificazione, visto l'alto numero di alunni disabili iscritti nei bienni dopo l'innanzalmento dell'obbligo formativo. In particolare il tiro deve essere altissimo nelle scuole professionali, dove si concentra il 60 per cento degli alunni con disabilità».
Si può stabilire un 'percorso ideale' nella vita scolastica di una ragazzo disabile?
«Per ridurre l'handicap con percorsi adeguati si dovrebbe partire con un'assistenza specializzata fin dal nido, dove non è però previsto l'insegnate di sostegno perchè non rientra nella scuola dell'obbligo. L'integrazione deve iniziare fin dai primi anni di vita ed essere condotta da insegnanti che hanno una formazione universitaria».
(29 luglio 2002)
Intervista pubblicata dal portale INAIL Superabile